mercoledì 11 gennaio 2012

Pan, Francesco Dimitri


“Tu ricordi l'Isolachenonc'è. Vive nei tuoi turbamenti, vive negli odori fantasma, vive ogni volta che hai nostalgia di qualcosa che non sai di conoscere.”

In un mondo come quello evocato da Dimitri, mi sono spesso soffermata a chiedermi, e io da che parte starei? Per la verità, non credo che nessuna delle due parti mi piaccia. L’ipotesi più probabile è che guardi il Corteo passare senza alzare manco il naso o seppellisca i miei libri preferiti sotto un mattone per sottrarli al “ciclo della repressione”. O, al massimo, mi infiltrerei in un Forte Fatato tra disinvolti androgini che una volta, nei film della Disney, si chiamavano Campanellino Trilli. Detto così, è tutto molto triste, ma la verità è che il baccano non m’è mai piaciuto, come d’altronde non mi piace lo squallore. Non sono né reazionaria né rivoluzionaria. Sono una che tira acqua al suo mulino, e in questo senso somiglio più a Michele-lo-sciamano-urbano e a Dagon-il punk. Io sono come la Svizzera e una battuta si può eleggere a simbolo del mio non-allineamento:

“Tu osi colpire un dio?” ruggisce Uncino.
Il punk gli dà una testata sul naso. “Sono ateo, coglione.”

Ecco, questa sarebbe a grandi linee la mia reazione se un dio qualsiasi mi chiedesse di stare dalla sua parte. Niente testate, certo. Al massimo un, no grazie, e alzata di spalle.

Sul palcoscenico di una Roma inquietante e magnifica (perché Roma è sempre inquietante e magnifica, e le 5-6 volte che ci son stata sempre confermano la mia prima impressione, e cioè che puoi rimanere schiacciato dalla puzza di sudore su un tram e poi sbavare di fronte alla Fontana di Trevi, alternando fasi assassine a fasi di contemplazione estetica senza soluzione di continuità) – sul palcoscenico di una Roma inquietante e magnifica si danno battaglia due divinità millenarie, due potenze ataviche il cui terreno di scontro è la totalità del mondo (nei suoi tre Aspetti di Carne, Incanto e Sogno), ma la cui vera guerra si combatte nel singolo individuo, nel suo essere sballottato tra forze opposte, contraddittorie, laceranti. Da una parte c’è Pan-Peter Pan-Peter-Fauno, il dio delle emozioni forti, del sesso estremo, della violenza, della paura, della liberazione da ogni schema. Dall’altra parte c’è Capitan Uncino-Augusto Dal Mare-Greyface, tutto quel che rimane nel mondo quando le emozioni forti non sono più: “giornate di noia e vite ripetitive”, “cartellini timbrati”, “storie raccontate come formule”, censura, bigottismo.

Nel mezzo c’è tutta una schiera di anime da convertire a una causa o all’altra. Pirati da assoldare. Ragazze che devono imparare a volare. Studiosi che vogliono laurearsi con una tesi sull’Isolachenonc’è. Scrittori che con la forza di una penna, parole ed ironia sminuiscono, ridicolizzano ed imprigionano gli dei. Satiri che sono tuoi parenti. Fate che ti illuminano sulla tua natura sessuale. In questo carnevale itinerante ci sei anche tu e ti verrà richiesto di prendere una posizione. Valuta i pro e i contro degli schieramenti e decidi. Una decisione non è per sempre, il tradimento è sempre ammesso e, finché ti conviene, puoi anche fare il furbo. Solo, attento a non farti beccare.

Ma, siccome io sono una personcina non allineata e per questo osservo tutto con occhio un po’ dubbioso, qualche sassolino dalla scarpa me lo devo pur togliere. Vorrei quindi spiegare i motivi per cui quella stelletta è sfuggita al contatore (a proposito, “seconda stella a destra e poi dritti fino al mattino” è una buffonata: tra i metodi più efficaci per dirigere i piedi sull’Isola c’è fare violenza o subirla). Ecco, capite, persino la Svizzera, dopo un po’ che i delegati stranieri arrivano a Berna e cominciano ad attaccare volantini di propaganda, si irriterebbe e le montagne si solleverebbero e scrollerebbero le gobbe per scuoterli via. In sostanza, Dimitri è troppo-poco-svizzero per non imbastire un po’ di propaganda. E quindi l’umanità-ha-perso-l’Incanto, tutti-i-cristiani-sono-capre-stupide, facciamo-le-orge-fuck-yeah, viva-il-neopaganesimo, viva-i-giochi-di-ruolo, mettiamo-i-roghi-di-libri-perché-fa-figo-e-funziona-sempre-in-narrativa. Ecco, io tutte queste prese di posizione le potrei condividere una ad una, se fossero espresse con meno pedanteria. Non venitemi a dire che sono apologia velata. È indottrinamento bello e buono, solo di un’altra salsa. Non sono contraria ai contenuti dell’indottrinamento, quanto ai modi in cui si esprime. Me lo fa apparire scontato e palloso. E mi ritraggo come la Svizzera che ritira gli artigli.

Questo era il sassolino nella scarpa. Veniamo ora alla manciata di caramelle. Dimitri scrive bene e, quando non fa propaganda, scrive meravigliosamente bene. Le parti stilisticamente più intriganti e davvero ben riuscite del romanzo sono i momenti in cui i vari Aspetti si fondono l’uno nell’altro e allora la sperimentazione linguistica e il repertorio di immagini è potente. Ho davvero apprezzato, ad esempio, l’iniziazione di Michele. Quella sì che è stata un’orgia, per la ricchezza verbale, i colori, le trovate, (probabilmente le canne).

Ho apprezzato i dialoghi, apprezzato i personaggi, apprezzata la scena lesbo davvero. Dopo aver letto tutte quelle oscene fanfiction non credevo che qualcosa fosse ancora in grado di farmi palpitare-palpare. Ok, cambiamo argomento, che è meglio.

Se questo è il tipo di fantasy che stanno facendo ovunque tranne qui, se Dimitri può riscattare la nostra letteratura fantastica da quella manfrina di elfi con gli archi, ben venga. C’è ancora un pochino di ruggine, ma basta dare una sciacquata con l’acqua santa. “Il mondo lo cambi raccontando storie, mica altro”. Ecco, se questo significa dare una scrollata, una testata, un pugno sul naso a chi legge, bene, Dimitri lo sta facendo per il verso giusto. 

Di Chiara Pagliochini

3 commenti:

  1. Ormai mi avete contagiato. L'ho ordinato ieri in libreria. :)

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  2. Se ti dico che l'ho comprato ad una fiera di libri per ragazzi ti metterai a ridere (la polvere di fata? Bambini, a letto!). E' successo più o meno così: ho comprato il libro, Dimitri lo presentava nella sala accanto e io sono rimasta fuori, appoggiata ad una colonna, a leggermelo.
    Mi mangerei i gomiti.

    E insomma brava ragazza, bella recensione! Questo libro ci ha fatte reagire più o meno allo stesso modo e la cosa mi conforta. Per caso hai letto anche "Alice nel paese della vaporità"? Io no, ma sono molto curiosa :)

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    1. "Alice del paese della vaporità" sembrano sconsigliarlo tutti. Dicono che rispetto a Pan sia assolutamente inadeguato. Il che sarebbe un peccato. Staremo a vedere!

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