venerdì 30 ottobre 2015

I falsi Demetrii, Prosper Mérimée

«Chi era quest’uomo singolare che, giunto con l’impostura alla più alta fortuna, se ne mostrò degno per le sue grandi qualità? Questo avventuriero che, spogliati gli stracci della miseria per rivestire il manto imperiale, lo portò con disinvoltura; questo sovrano cui, se devo osare dirlo, non mancò forse che di saper versare il sangue per divenire il capostipite d’una dinastia? I suoi contemporanei non poterono chiarire il mistero in cui è avvolta la sua origine; possiamo sperare di penetrarlo noi oggi?»


La storia dei falsi Demetrii ha inizio il 15 maggio 1591, quando il figlio decenne dello zar Ivan il Terribile, Demetrio, muore in un tragico incidente o viene più probabilmente assassinato. Alla morte di Ivan, la corona di Russia passa al figlio maggiore Fedor e da lui al suo consigliere e uomo di fiducia, Boris Godunov, il quale è forse il mandante dell’omicidio di Demetrio. Ma Demetrio o il suo fantasma non sono morti per sempre: resusciteranno, infatti, più di una volta, la prima nel 1603, quando un giovane servitore di umili origini convince il suo signore polacco di essere in realtà lo scampato Demetrio, unico figlio ancora in vita dello zar Ivan e destinato a regnare su tutte le Russie. L’inganno funziona: il primo falso Demetrio riceve il sostegno della corte polacca e del re Sigismondo e si volge alla conquista della Russia a capo di un vasto esercito. Inaspettatamente, il suo valore militare e l’abilità nel reggere l’inganno gli consegnano Mosca: è eletto zar e sposa una principessa polacca, Marina. Era un uomo venuto dal nulla, certamente di bassa estrazione, forse un ex studente passato tra le file dei Cosacchi, animato dal sogno di diventare zar. Era un uomo generoso, ironico, tollerante, coraggioso, bello, intelligente: un uomo che in nessun mondo è destinato a regnare a lungo, ma soltanto a soccombere a inganni più malvagi del suo. Smascherato, ucciso, il suo corpo dilaniato per tre giorni, seppellito, riesumato, bruciato: le sue ceneri sono sparate con un cannone verso la Polonia, tuttavia non cessa di esistere. Un secondo falso Demetrio ne nasce come fenice, più rozzo, ma abbastanza credibile da rivendicare per sé il trono e la sposa. Come nella figura delle matrioske, in ogni Demetrio ce n’è un altro più piccolo pronto a saltare fuori. Finché non resta che l’ultimo fantoccio.

La storia raccontata da Prosper Mérimée è tremendamente vera e abilmente narrata. La sua scrittura restituisce ai diversi personaggi un calore e un carattere da romanzo, pur trattandosi di un saggio: Boris Godunov, i due Demetrii, Marina e molti altri ne escono vivi, ancora con le gote rosse, sottratti all’oblio di un’epoca che i russi chiamano dei “Torbidi”, per il clima di intrigo, anarchia e crimine che la caratterizzarono. Ne risulta un quadro di abnorme turpitudine morale, il quale però esercita sul lettore un fascino indiscutibile, costringendolo a ruminare la possibilità e il desiderio di un romanzo sull’argomento. O magari un ciclo di romanzi. Una serie tv. Un film. Una serie di film. Facciamo sette? E l’ultimo lo dividiamo in due parti: per goderne, come di ogni bella storia, fino alla fine. 

mercoledì 21 ottobre 2015

Il caso Jane Eyre, Jasper Fforde

«Ci sono cose più importanti delle leggi e dei regolamenti. Le mode e i governi vanno e vengono, ma Jane Eyre è per sempre. Darei qualunque cosa pur di portare in salvo quel romanzo».


Corteggiavo questo romanzo – Jane Eyre fa già parte del mio corredo cromosomico – da molto tempo, ma non avevo il coraggio di acquistarlo, per paura di una delusione. Così, dove non arriva il portafoglio, arriva la biblioteca. E, dove c’è biblioteca, c’è gioia. Una gioia vieppiù accresciuta dalla lettura di questa delizia, un vero gioiellino per bibliofili, amanti dei paradossi temporali, appassionati di gialli, malati di Doctor Who. Un libro che, se attribuissi a Fforde capacità di preveggenza, direi: è stato scritto per me.
La vicenda è ambientata nel 1985, ma non in quello che conosciamo. Nel 1985 immaginato da Fforde l’Inghilterra è in guerra con la Crimea da più di cento anni, il Galles è una repubblica indipendente, si può viaggiare nel tempo ed esistono i DLett, agenti che si occupano di crimini “letterari” (falsificazioni di manoscritti, furti di prime edizioni, ecc.). Thursday Next è una di loro, ma anche molto di più: veterana della campagna di Crimea, figlia di un ricercato della CronoGuardia, nipote di un geniale scienziato… Come se non bastasse, nella sua vita irrompono un famoso manoscritto (il Martin Chuzzlewit di Dickens) e il super-cattivo Acheron Hades. E Jane Eyre, vi chiederete, dov’è? Questo vi lascio il piacere di scoprirlo.

Ho adorato l’ironia di cui è intessuto il romanzo, l’esuberanza citazionistica, le baruffe sull’identità di Shakespeare, le goffe sparatorie, i cattivi teatrali e poco credibili. Tutte queste cose, che a occhi di altri potrebbero costituire un difetto, sono per me motivo per disegnare cuoricini nell’aria: è il gusto rotondo del trash letterario ben fatto, auto-consapevole e auto-ironico. Per mia fortuna, Fforde non si è fermato a questo primo romanzo e neanche ai 76 rifiuti ricevuti: esiste, invece, un’intera serie dedicata alle avventure della DLett Thursday, di cui la Marcos y Marcos ha pubblicato alcuni volumi. Con immensa gioia della sottoscritta e di tutti i lettori del mio stampo.