lunedì 12 dicembre 2011

Era ieri o l'altro ieri, non lo so, ho pensato che non potevo più farcela da sola. Ho pensato che più in là di così non si può. Che non c'è un limite meno dignitoso da oltrepassare. Le sofferenze come le mie sono vergognose, perché non sono vere sofferenze. Non si può concepire che uno soffra tanto per soffrire. Non è giusto, non è sportivo, non è sano. Ho preso la testa fra le mani e ho detto, basta, così non va, non ci riusciamo.
Poi è passato. Poi la crisi si è riassorbita.
Oramai ho crisi depressive ogni una/due settimane. Forse ho davvero bisogno di un dottore. I miei genitori sono spaventati. Mio padre ha detto, se vuoi ammazzarti basta che me lo dici così mi metto l'anima in pace.
Non ho speranze. Non ho aspettative. E non ho nessun problema di sorta. Quindi forse ho davvero bisogno di un dottore.
Quando lo racconto, la gente non ci crede. Pensano che tendo al melodramma. E' vero, tendo al melodramma, ma il dolore c'è. Il dolore c'è ed è totalizzante come uno scheletro, è l'impalcatura che sorregge il tutto.
Sono stanca e non so per quanto ancora reggerò.
Dico che non aspetto nulla, che non aspetto miracoli. Chi voglio ingannare, li aspetto.

2 commenti:

  1. Che natura hanno i miracoli che vorresti ti venissero incontro?
    Sono musica o parole? Immagini o sentimenti?

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  2. Due miracoli aspetto, soprattutto. Il primo è la presa di consapevolezza del mio valore, ed è un miracolo interiore, una luce che si deve accendere e che nessuno mi può aiutare a far scattare.
    Il secondo è un miracolo forse più sciocco e sentimentale, ed è quello di non essere più sola. Essere sola è diventato così insopportabile.

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