venerdì 9 novembre 2012

Un epitalamio

Lady Godiva, John Collier 

Stamattina sono la pietra sul greto,
la pietra svelata che il fiume mette a nudo
e nuda a me stessa come un volo di corvi.
Amore, tu ieri mi hai fatto l’amore
la prima volta. Non l’ho detto a nessuno,
a nessuno voglio dirlo.

Ti sei alzato via e non hai detto niente
ma io avevo tante cose da dire.
È stato bene così. Io taccio.
Di queste cose si può solo tacere.
Non taccio. O parlo o impazzisco.
Non m’ascoltare.

Amore, non hai detto che m’ami.
E, se non lo dici, sono le mani
che devo interpellare, chiedere soddisfazione
alle tue dita, agli umori del tuo corpo
e non sentire dalla tua voce
che mugugni che ti piace?

Il mio corpo di donna non funziona così.
Nel mio corpo di donna c’è tanto dolore
da sciogliere piano con rispettosa dolcezza.
Il tuo piacere ti piace, non macchia.
Il mio piacere è che il dolore
mi viene da te.

Ho sentito il potere scivolarmi tra i polpastrelli,
il potere di contrarre la tua faccia in un ghigno,
quel potere così nuovo per me, donna brutta.
Nessuno ti parla del potere alle scuole.
Non dicono che far male e farti male
è potere, non dicono che bellezza è riempire,
amore, tutta una stanza di dolore.

Queste rime, così semplici e piane,
te le ho date in vece del mio corpo:
stamattina mi sono alzata prima io.
C’è un angolo, amore, che pur dolcissimo
non riusciresti a penetrare,
il mio angolo di donna, di vergine antica
dal quale insieme ti amo e ti odio
per l’esazione del mio potere in cambio del tuo.

Di Chiara Pagliochini 

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