Lady Godiva, John Collier |
Stamattina
sono la pietra sul greto,
la
pietra svelata che il fiume mette a nudo
e
nuda a me stessa come un volo di corvi.
Amore,
tu ieri mi hai fatto l’amore
la
prima volta. Non l’ho detto a nessuno,
a
nessuno voglio dirlo.
Ti
sei alzato via e non hai detto niente
ma
io avevo tante cose da dire.
È
stato bene così. Io taccio.
Di
queste cose si può solo tacere.
Non
taccio. O parlo o impazzisco.
Non
m’ascoltare.
Amore,
non hai detto che m’ami.
E,
se non lo dici, sono le mani
che
devo interpellare, chiedere soddisfazione
alle
tue dita, agli umori del tuo corpo
e
non sentire dalla tua voce
che
mugugni che ti piace?
Il
mio corpo di donna non funziona così.
Nel
mio corpo di donna c’è tanto dolore
da
sciogliere piano con rispettosa dolcezza.
Il
tuo piacere ti piace, non macchia.
Il
mio piacere è che il dolore
mi
viene da te.
Ho
sentito il potere scivolarmi tra i polpastrelli,
il
potere di contrarre la tua faccia in un ghigno,
quel
potere così nuovo per me, donna brutta.
Nessuno
ti parla del potere alle scuole.
Non
dicono che far male e farti male
è
potere, non dicono che bellezza è riempire,
amore,
tutta una stanza di dolore.
Queste
rime, così semplici e piane,
te
le ho date in vece del mio corpo:
stamattina
mi sono alzata prima io.
C’è
un angolo, amore, che pur dolcissimo
non
riusciresti a penetrare,
il
mio angolo di donna, di vergine antica
dal
quale insieme ti amo e ti odio
per
l’esazione del mio potere in cambio del tuo.
Di Chiara Pagliochini
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