«Poi
accadde una cosa assolutamente orrenda. Mi trovai come trascinato a pensare che
qualunque cosa facessi per diventare un uomo capace di amministrare la sua vita
con distacco, con buon senso o con eleganza, sarei sempre stato tutt’al più un
visitatore in un giardino di orinali e pappagalli smaltati, con una cieca
divinità di legno ritta in un angolo, vestita d’un cinto armato».
Sono felice, persino orgogliosa
di aver salutato il 2015 e inaugurato il 2016 in compagnia di un tipetto come
Salinger. Feci la sua conoscenza nell’agosto del 2011: il romanzo era Il giovane Holden, mostro sacrissimo, e
mi piacque molto. Da allora, ho preso a dividere le persone che incontro in due
macro-categorie: quelle che amano Il giovane
Holden (facciamo amicizia?) e quelle a cui non è piaciuto (shò). So che si
tratta di un pregiudizio letterario bello e buono, ma statisticamente ho
rilevato che tendo a instaurare rapporti d’amicizia con Holden-persone, mentre
mi sento a disagio con non-Holden-persone. Se credete che il mio criterio per
farsi buoni amici possa funzionare, siete liberi di adottarlo.
Nell’aprile del 2013 lessi Franny e Zooey. Mi piacque ancor di più
e mi diede le risposte che cercavo in un periodo psicologicamente complicato. Dovessi
attraversare un’altra crisi “mistica”, sarà il primo libro da cui tornerò.
Ora che ho letto i Nove racconti, penso che sia legittimo
annoverare Salinger tra i miei scrittori preferiti (alias miti letterari
irraggiungibili e luminosi) e credo anche che trarrò la più grande
soddisfazione da qualsiasi altro libro, racconto o lista della spesa da lui
compilati.
Il modo in cui Salinger scrive è
questo:
lui prende la penna e, come un
pittore, appoggia prima un segno, poi l’altro. È una tecnica vagamente
impressionista, senza disegno, un tocco di colore accostato al precedente. Pian
piano si forma una figura riconoscibile. Pian piano la figura è inserita in uno
spazio riconoscibile. Pian piano è diventata una realtà, un oggetto solido, con
tutti i dettagli al suo posto, e colori vividissimi. Puoi domandarti il suo significato,
ma l’impressione è che quel quadro rappresenti solo se stesso, in modo quasi
sfacciato, enigmatico. Come la Colazione
dei Canottieri di Renoir, la cui composizione ossessiona l’Uomo di Vetro
nel Favoloso mondo di Amélie.
Il modo in cui Salinger scrive è
questo:
essendo disperatamente umano. Non
negando quel fondo di dolore che è caratteristico di ogni umana esperienza: l’esperienza
della morte, l’esperienza della guerra, l’esperienza della crescita, l’esperienza
dei rapporti interpersonali. Per Esmé:
con amore e squallore: fa piangere, non leggetelo in treno. Salinger e
Dostoevskij premono i piedini sullo stesso pedale misticamente sensibile della
mia mente.
Il modo in cui Salinger scrive è
questo:
perciò che gli eredi si sbrighino
a tirare fuori i suoi manoscritti inediti, per Dio!
la perfezione fatta racconto (nove volte), capolavoro assoluto della letteratura di tutti i tempi, manuale per aspiranti scrittori, altro che scuole di scrittura creativa!!!
RispondiEliminaè stato il mio lascia-passare nel mndo della scrittura, "Il giovane Holden", quindi non è che mi piaccia... lo amo alla follia!
RispondiEliminaQuesti racconti li ho a casa, vedremo di leggerli...
Ciao, le tue parole sono molto interessanti e di sicuro rendono curiosi di scoprire e farsi una opinione propria. Oggi leggerò uno di questi racconti Live su Instagram alle 17:30 (@vinnybrandogoesto), sarebbe molto bello se ci facessi compagnia e ci aiutassi a comprenderlo o a giudicarlo insieme! Sto leggendo ogni giorno racconti diversi in diretta insieme a un gruppetto affiatato di appassionati come te e me. Spero di vederti e condividere questa cosa meravigliosa che sono le storie!
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